giovedì 30 aprile 2009

Il Furetto Malato

Conosco un furetto malato, ma così malato, che quando starnutisce la terra si sente tremar.
Conosco un furetto malato che amo alla follia, un furetto così malato da far pianger l'anima mia.
Tale furetto mi bazzica in cuor, con quell'infinita nostalgia e quel aspro dolor che provo guardando indietro, il passato.
Il furetto malato è una pedina del fato. Vicino come la carne che mi avvolge le ossa, vicino come la lingua lo è al palato.
Un furetto di mondo, il mio furetto malato. Ogni giorno senza il mio furetto è come viver in una casa senza tetto; scoperta, instabile, fredda ed insicura.
Mi sento come una strana mongolfiera che fluttua indisturbata nell'aria. La malinconia mattutina e la sua voce eterea.
Furetto malato dal cuore di pietra, ma non una qualsiasi pietra.
La pietra più preziosa mai vista in vita mia.
Se solo potessi esprimere i miei sentimenti, trasmettergli quell'emozioni che mi da...

Furetto...furetto malato; un giovane indifeso, un uomo amato.

P.S. Sei uno dei motivi per cui ho deciso di non mollare. Andrea, ti voglio bene.

Coco

domenica 12 aprile 2009

Sieben

D'accordo, stamattina io e mia madre decidiamo di andare a messa.
Arrivate lì mi fa scendere dalla macchina per prendere i posti a sedere mentre lei parcheggia.
Appena entrata scorgo i loro volti angelici. I Fratelli Sieben. Il più piccolo, poi il medio ed il più grande...In piedi con lo sguardo regale, accanto al padre.
Si parlano in silenzio, un gioco misterioso.
Gli passo davanti senza fiatare. Loro non mi vedono...non vedono nessuno, non parlano con nessuno.
Vivono in una dimensione sconosciuta, come quei quadri dei simposi, con giovani fanciulli dall'aspetto gradevole che mangiano e bevono beati.
Loro sono così...polvere di stelle, perfezione.

Una volta iniziata la messa, cerco mia madre che ancora non arriva, poi lei veloce cammina verso le panche dell'ala sinistra. E vedo il medio. Mi siedo accanto a mia madre, davanti a lui.
Non respiro, è impossibile. La loro presenza mi mette a disagio, un piacevole disagio.
Con la coda dell'occhio vedo la sua gamba destra e sospiro.
Durante il Sermone poggia i gomiti sulle ginocchia e si china in avanti...
E' così grande da respirarmi sul collo, lo sento vicino. Il suo respiro profuma di "vivo".
Durante l'atto della pace evito di girarmi, poi mia madre mi da una gomitata bastarda e mi volto in fretta. Lui è lì, con la sua aureola, con il suo sorriso magico.
Sento le budella sciogliersi, sorride. Gli porgo la mano che sembra più un guanto molliccio e la stringe con una forza disumana ma con gentilezza. Sorride di nuovo e sembra durare per sempre...poi si gira, mi giro e vedo i suoi fratelli fissarmi dalle panche centrali.
Il più piccolo coi suoi capelli spettinati, ed il grande con la mascella e le sopracciglia severe...Sono tre arcangeli. Tre divinità. Tre diamanti, perle.

Non guardatemi, non fatelo!

Passa la processione al centro della chiesa e li perdo di vista per un attimo...Quando finisce la messa tutti si riuniscono nel retro per mangiare e bere il tè e il caffè e il succo d'arancia.
Loro sono lì, parlano con la madre e il padre.

Dopo meno di un secondo sono scomparsi.

sabato 11 aprile 2009

Lettera di Coco ai discepoli dell'immaginazione

O discepoli, non lasciate che il vento porti via il vostro profeta.
Combattete con le unghie, se necessario. Inniettate il veleno nelle vene dei vostri nemici, se necessario. Fate ciò che riterrete giusto, per il bene, l'amore, la gioia del vostro profeta.

Calate te vele, salpate. Ornatevi le chiome con corone di fiori. Danzate finché il dolore diventa piacere, fate l'amore.

Venerate il vostro profeta come se fosse il volto di Dio. Amatelo, o discepoli. Poiché se la vostra immaginazione vi ha guidati per anni attraverso le disgrazie della vita, voi le siete debitori.
Il minimo che possiate fare è difenderla, tenerla al sicuro...al sicuro dagli sguardi indiscreti di chi vi fissa straziato, di chi non può amare.

Tacete e pregate, davanti all'altare del vostro profeta, e se vi sfiora le menti con le mani candide e dolci non piangete, pregatelo di continuare.
Scoprirete qualcosa che va oltre il vostro profeta. L'inimmaginabile.

Il vostro profeta vi attende per condurvi nel paese dove niente più conta.
Lontano da qui, dove nulla appartiene a nessuno.

Volate, o discepoli, volate via.

sabato 4 aprile 2009

Forever Young

Voglia di vivere.
Salire su quella tavola del cazzo e spingermi via, il vento in faccia, le mani fredde.
Fino al mattino, nella campagna, con le spighe, seduta sullo skate.
Immersa nel silenzio a pensare...a cosa non lo so. Voglia di fumarmi il cervello e gridare al mondo cosa ci trovo di bello nello stile di vita che finora mi ha proposto. Nulla, in assoluto. O magari qualcosa sì.

Stanca di stare ferma ma troppo codarda per alzarmi e camminare. Vorrei poter volare, o posarmi su un fiume invece di affondare lentamente.
Mi poso su un materasso di spine e cuori infranti, troppo peso da portarmi sulle spalle.
Difficile dire che la vita è bella, quando riesci a sentire l'eco di chi soffre.
Ho un problema grave.
Decisamente grave e non c'è via di fuga.
Potrei affondare, lasciarmi andare.

Se qualcuno sapesse cos'è un'alternativa potrebbe anche consigliarmene una.
Qualcosa tipo la speranza, la gioia, l'entusiasmo.

Invece no, non sento mai nessuno sussurrarmi all'orecchio la definizione di salvezza. Vuoto.
Sono, sarò, siamo e saremo per sempre soli, insieme; allora è meglio vivere morendo o morire vivendo quando l'unica risposta sensata è "non lo so"?